Andrà tutto bene.

C’è senso di smarrimento in questo giorni: abitudini stravolte, quotidianità completamente cambiate, senso di incertezza per il domani.

Mi chiedo come vorrei sentirmi quando questa tempesta sarà passata, quando ci sarà da ricostruire: sicuramente migliore, e per esserlo bisogna scavare a fondo e vedere cosa c’è da cambiare, cosa da migliorare e cosa da togliere.

La paura, se non domata, rischia di forgiare in maniera sbagliata un’anima; ma se indirizzata verso ciò che conta e verso i propri desideri (in fondo la paura è un’energia, e noi possiamo decidere se positiva o negativa), può essere la migliore alleata.

Hai paura per le persone a te più care? Cerca un modo per star loro vicino, anche se non puoi farlo fisicamente. Hai paura per il tuo domani? Dedicati oggi a ciò che ami più fare, che sia leggere, scrivere, cucinare, cantare, suonare… qualunque cosa tu voglia, e stavolta non hai la scusa che non hai tempo.

E penso solo che da tutta questa storia vorrei uscire con più umanità, più comprensione e più attenzione verso l’altro, per essere semplicemente migliore di ciò che sono stata finora.

Canzone: Fino All’Imbrunire, Negramaro. https://www.youtube.com/watch?v=Djk4Obv0C7o

Davanti allo specchio.

Cara me, non so da quanto tempo non ti rivolgo parola, ma di sicuro è la prima volta che ti scrivo.

Nell’ultimo periodo ci sono stati tanti cambiamenti, tu in primis sei cambiata, mettendo da parte ciò che hai di più caro al mondo.

Ti stavi perdendo, mettendo solo la testa e non il cuore nelle cose che facevi, perché prima c’era il dovere e poi il piacere, perché è arrivata l’ora di crescere. Ma quando ci metti solo la testa, tu non ci sei. E dove sei ora?

Per crescere bisogna sempre restare un po’ bambini, e i bambini immaginano, giocano e sognano. Tu cosa sogni? Ce l’hai ancora un sogno da tenere stretto, vero? Sì che ce l’hai, lo so bene; e so anche che ci stai lavorando su, piano piano, con i tuoi tempi.

L’anno che sta per volgere al termine è stato faticoso, pieno di cose belle, di chilometri macinati per concerti e di corde vocali lasciate sotto un palco, ma anche di insidie, e davanti a quelle tu hai deciso di fare quello che ti riesce meglio: non andare fino in fondo, mollare; ed è successo che ti sei persa, che non sai più dove andare.

Sei caduta e non hai trovato più un appiglio dove aggrapparti per risalire. Anche il punto dove rivolgevi lo sguardo per trovare la stella che ti indicasse il cammino è pieno di nuvole che le tue paure e le tue insicurezze hanno fatto addensare. Ma sai che basta un bel soffio di vento per scacciarle via. Quella stella c’è, lo sai, basta solo liberarla.

C’è un foglio bianco davanti a te, ricomincia a scrivere ciò che ti passa per la testa e nella tasca destra in alto.

Come sai benissimo che ci sarà di nuovo quel bagliore negli occhi, quelli che ora, mentre ti guardi allo specchio, vedi spenti. Alimentalo, nutrilo, accrescilo: solo così troverai la tua strada, quella che porta alla tua Isola Che Non C’è. Proprio per questo ho scelto una foto che per te significa molto, simbolo del nutrimento che alimenta il tuo fuoco. Una foto scattata quest’anno in uno dei tuoi pochi habitat naturali, lì dove veramente ti brillano gli occhi, dove voce, cuore, anima e corpo vanno insieme a tempo. Quella seconda stella a destra ti aspetta, e poi dritta fino al mattino. Forza e buon viaggio.

Canzone: Rivoluzione, La Fame Di Camilla. https://www.youtube.com/watch?v=oPy8nGZY51A

Angoli e spigoli.

Ci sono volte che non ti accorgi di quanto sia spigoloso il tuo carattere.

Ci sono volte che non ti dai quel poco di valore, quanto basterebbe a capire che una tua parola può uccidere; e purtroppo te ne accorgi dopo, molto dopo, quando è tardi per rimediare.

Quell’accumularsi di stress, ansie e cose del genere che ti portano a esplodere con chi non lo merita, con chi magari voleva fare solo una battuta per stemperare una giornata pesante; e invece tu a quella giornata pesante ci aggiungi un carico da dodici.

E te ne rendi conto troppo tardi, quando non puoi rimediare, anche se ci provi. Quando lo stomaco si chiude per il senso di colpa che hai e per la rabbia che provi nei tuoi confronti.

Ci sono cose che purtroppo a volte non si possono rimediare, nemmeno se lo vuoi, nemmeno se ti rendi conto di quanto male possa aver fatto una parola e uno sguardo di troppo.

Ci sono volte in cui vorresti solo far tornare indietro il tempo, per non commettere più quell’errore. Ma si sa, purtroppo non puoi.

Tutto questo lo dico a me guardandomi negli occhi attraverso lo specchio.

Canzone: Turn back time, Aqua. https://www.youtube.com/watch?v=Ls0WfopgR9k

Ridere di me, ridere di te, ridere di noi.

«Ma dai! Come puoi aver paura di questa cosa? È una passeggiata!» e giù a ridere.

E io che mi sento ancora più piccola, più di quanto già non lo sia.

E dopo i primi dieci secondi di mortificazione mi viene da chiederti: se fossi io a deridere, non ridere, della tua paura, tu che faresti? Ti sentiresti umiliato, vero?

Allora facciamo una cosa: insegniamoci a ridere, non deridere, delle nostre paure; così, per provare, per vedere se gli spasmi della risata riescono a mandare via quei battiti accelerati e quei respiri affannati, e ad affrontare quelle paure al meglio, perché non sono più paure, ma limiti da superare.

Ed è così che da diffidenza si passa alla fiducia: quando sai che l’altro non ti ferirà nei tuoi punti deboli; quando anche tu custodisci una sua paura, e sai che la devi custodire, e non usare come arma; quando hai un progetto grande tra le mani e non hai paura di condividerglielo per timore che te lo possa portare via.

In fondo ridere insieme delle proprie paure è questo: trasformare quei mostri nelle nostre ombre con cui giocare.

Canzone: Io sono l’altro, Niccolò Fabi. https://www.youtube.com/watch?v=cLRe-RmVfic

Una spalla su cui poggiare la testa.

In una mattina come tante nel mio solito spostamento verso il posto di lavoro, osservo una ragazza seduta davanti a me sull’autobus che poggia la testa sulla spalla del suo ragazzo. Li guardo, sorrido, e malinconicamente penso che anche io a volte avrei bisogno di una spalla su cui poggiare la testa.

Poi, inavvertitamente, e a distanza di poco tempo da quel pensiero, quella spalla arriva nel momento in cui ne ho più bisogno nel posto dove meno dovrei farmi vedere vulnerabile, e nel quale nessuno sembra accorgersene, anche perché da brava orgogliosa ci penso io a non farmi vedere.

«Ti ho vista turbata poco fa, tutto bene?». Una domanda che arriva dritta, precisa, senza giri di parole, come dritto è il suo sguardo che arriva a scavarmi dentro, tanto dal non avere possibilità di evasione dal rispondere in modo sincero; quasi sembra un pugno o uno schiaffo per quanto è diretta, ma in realtà è una carezza.

La maggior parte delle volte, in questi casi, con persone che non conosco da molto tempo e di cui so poco, indosso la maschera del sorriso, orgoglio e fierezza, e rispondo che sì, va tutto bene. In fondo, chi ha il coraggio di mostrarsi vulnerabile?

Ma stavolta, davanti a due occhi limpidi, un viso dolce e due orecchie pronte ad ascoltarmi, quella maschera l’ho tolta, e ho aperto la diga di parole. E mai come in quel momento, quei due occhi limpidi e quel viso dolce mi hanno insegnato la bellezza dell’autenticità.

Occhi e orecchie pronti a non giudicare, ma ascoltare e a consigliare con un sorriso che aprirebbe anche il cuore più blindato; ed ogni peso fino a quel momento insopportabile è diventato più leggero.

Canzone: Vince chi molla, Niccolò Fabi. https://www.youtube.com/watch?v=dRqCKeerLag

Una mattina come tante, o forse no.

Due ragazzi che si abbracciano e si baciano alla stazione, come se il tempo in cui sono stati distanti fosse durato l’eternità.

La mia canzone preferita, che mi riporta al cuore qualcuno che da lì non se ne andrà mai, che sta ascoltando uno sconosciuto sull’autobus, seduto dietro di me, e che al mio voltarmi e sorridere, imbarazzato abbassa il volume, come se avere qualcosa in comune sia una vergogna.

Quella canzone che mi riporta a te, che da qualche anno sei distante solo fisicamente, in un’altra dimensione, ma che ogni tanto mandi un piccolo segnale per dirmi che ci sei e che non te ne andrai mai.

Libri che arrivano all’improvviso e che non solo si aggiungono tra quelli da leggere, ma li scavalcano perché la curiosità di rovistare tra quelle parole la fa da padrona.

E… nulla. Sarà anche l’alba, sarà anche che ho ancora il cuscino attaccato sulla faccia, mentre sull’altro lato c’è il finestrino, ma tutta questa bellezza è e sarà sempre il motore per farmi alzare.

Canzone: Un giorno semplice, Andrea Vigentini. https://www.youtube.com/watch?v=xfM3uPPyYyE

Tutte le prime volte.

Succede che per motivi di lavoro due colleghi vengano posti allo stesso tavolo; due che fino a quel momento si scambiano sorrisi e saluti ogni volta che si incontravano nel casermone. Succede anche che i due in questione, dal momento che si ritrovano fianco a fianco inizino a parlare del più o del meno tra una lavorazione e l’altra, per rendere più leggero il tempo e, cosa più importante e comune ad ogni essere umano, per socializzare e scoprire qualcosa di più di chi è al loro fianco 8 ore e mezza al giorno.

E succede che, parlando di libri, lei scopra che lui i libri li scrive e li pubblica anche; incuriosita, e da accanita divoratrice di tomi che è, si ritrova a leggere il libro del suo collega e ne rimane entusiasta.

La “lei” in questione sono io; il “lui” in questione è Paolo Longarini, ed il libro è “Tutte le prime volte”: degli spaccati di vita quotidiana dove racconta la bellezza di tante prime volte, dal diventare padre, a rapportarsi con le sue figlie nella loro crescita, passando per l’adolescenza.

Un libro che mi ha conquistata per l’ironia, la dolcezza e la naturalezza con la quale Paolo racconta le sue vicissitudini di uomo e di padre; non nascondo che tante volte mi sono ritrovata a ridere come una bambina, altre a riflettere ed altre ancora a trovare qualche lacrima sparsa nelle guance.

Un libro che non pretende di insegnare nulla a nessuno, anzi, che trasmette la bellezza dell’imprevisto, del non essere pronti mai a qualcosa, e nel saper ascoltare i consigli, ma anche a metterli da parte e a seguire ciò che cuore, ragione e istinto suggeriscono i quel momento.

Un libro scritto da chi, senza saperlo, mi ha insegnato che dietro un collega c’è un mondo infinito da scoprire, o anche solo da immaginare, e della bellezza della gratitudine quando scopri una parte di quell’infinito mondo, che è un tesoro.

Canzone: Esseri Umani, Marco Mengoni. https://www.youtube.com/watch?v=U-4OrzSBfm8

Sporcarsi di felicità.

Capita di aver il viso incollato al finestrino di prima mattina; capita che pensi solo al sonno che non ti molla.

Ma capita meno di vedere alla fermata dell’autobus un bambino che gioca felice con il suo cane, con quest’ultimo che gli salta addosso per la felicità; a nulla valgono i tentativi della madre di calmare l’entusiasmo del momento per paura che suo figlio si sporchi prima di andare a scuola: lui e il suo fido amico sono in un altro mondo.

La felicità è anche questo: sporcarsi con qualcosa o con qualcuno. E al diavolo tutti i precetti: farsi vedere imbrattati di felicità grazie a qualcosa o qualcuno è l’immagine più bella che possiamo dare.

Canzone: Il Paradiso, Cordio. https://www.youtube.com/watch?v=lTzb3uEtfoU

L’anello di HellCity.

Succede che scopro che un ragazzo che conosco, che fino a qualche anno fa ha abitato a qualche metro da me, scrive e pubblica libri; io che di libri ne sono una mangiatrice seriale.

Decido allora di leggerli e mi appassiono a quello stile diretto, incalzante, pieno di pathos.

Fino ad arrivare ad attendere il seguito di una storia pubblicata qualche mese fa, “L’anello di HellCity”: è la storia di Jayson, abitante di una città-fortezza, super controllata da un regime perfetto; ed è in quel regime perfetto che Jayson si accorge che lì si è solo schiavi; ogni giorno passa vicino ad un muro e si chiede cosa ci sia oltre, se è vero quello che gli dicono, che c’è solo morte e distruzione dovute ad una guerra nucleare.

Quella è la stessa domanda che a volte ci poniamo o che dovremmo porci davanti ai limiti che la vita o noi stessi ci mettiamo: cosa c’è oltre?

Jayson decide di scavalcare quel muro, con l’aiuto di un suo amico e della sua voglia di libertà. Quella libertà che lo porterà a conoscere un mondo nuovo, a scoprire che se lo vuole, può essere chi desidera.

Stile incalzante e una montagna russa di emozioni, Francesco Di Giulio è riuscito a scrivere un libro, anzi due, che portano a chiedersi cosa si è disposti a fare per superare quel muro che tante volte ci costruiamo da soli, e se siamo pronti per superarlo.

Buon viaggio amico mio, e buon viaggio a te che deciderai di leggere L’Anello Di HellCity.

Canzone: I am mine, Pearl Jam. https://www.youtube.com/watch?v=Nkgv3LoQY2o

Scrivo perché…

Non so perché, ma è stata sempre una cosa naturale prendere carta e penna quando volevo far uscire fuori un pensiero, quando non sapevo dare un nome al nodo in gola che avevo da appena sveglia o per descrivere cosa mi passasse nella testa.

Scrivere è sempre stata una sorta di terapia, un modo per comunicare, perché con la voce resto e resterò sempre un’inguaribile timida che va con motore diesel.

Un modo per dare nome ai miei demoni, un modo per tirare fuori quel mondo immaginario che ogni tanto spunta quando guardo altrove, un modo per dire a qualcuno che gli voglio bene.

Un modo per esorcizzare quell’errore che ho fatto e che continuo a fare, ma che non riesco a correggere, e che a volte spunta fuori come “l’uomo nero” nei peggiori incubi dei bambini, per il quale ogni tanto a farne le spese sono le persone che mi sono accanto senza saperne il motivo; come quella siepe che aveva Leopardi, ma che lui ha usato per immaginare il suo Infinito.

Forse sarebbe il caso che allora usassi quel limite per trovare una nuova strada, per dare voce lì dove la voce non ce la fa, per svegliarmi una notte mentre quell’ “uomo nero” mi tiene il piede e dirgli semplicemente: “Ciao, ora che sei qui abbracciami, così la nostra paura sarà per metà più leggera”.

Canzone: Giocattoli, Fabrizio Moro. https://www.youtube.com/watch?v=ZfSM18ZsPVQ